Chirurgia del seno

Ho cominciato a interessarmi di chirurgia del seno da metà degli anni ’80, in pieno “edonismo reganiano”, e ho vissuto in prima persona l’epoca dell’ostentazione del seno abbondante e delle “maggiorate”, ricevendo numerosissime richieste generalmente per ottenere un aumento vistoso. Da allora le tecniche si sono modificate e anche i gusti sono cambiati, in favore di una maggiore naturalezza. La chirurgia del seno interessa qualunque fascia di età di una donna. Si può operare di mastoplastica additiva o mastoplastica riduttiva una giovane priva di mammella o con i seni eccessivamente voluminosi. Si può intervenire per riempire e sollevare (mastopessi) il seno di una donna di media età al termine di gravidanze e allattamenti. Si possono operare donne mature per riduzioni tardive o per sollevamento. Oggi la sostituzione delle protesi (mastoplastica sostitutiva) è un intervento richiesto spessissimo da pazienti operate negli anni precedenti, 15-20 anni dopo il primo intervento.

MASTOPLASTICA ADDITIVA

La mastoplastica additiva, che corregge carenze e perdite di volume del seno, è sempre stato per me uno degli interventi di chirurgia plastica più richiesti. Si tratta di un intervento che prevede molte variabili e soprattutto la possibilità o meno di associare un sollevamento (mastopessi). A mio avviso è importante osservare attentamente e a lungo il seno per valutare i difetti e ascoltare le parole del paziente per intuire le aspettative prima di procedere con un programma chirurgico. Si tratta di una chirurgia sempre più “tailor made”, grazie alla possibilità di scegliere il tipo di protesi, la sua forma (anatomica o rotonda), il suo volume e proiezione. La massima sicurezza delle protesi in gel di silicone è ampiamente dimostrata negli anni da innumerevoli studi scientifici. Nonostante ciò sono soggette (come tutte le protesi) a usura nel tempo, nonché a complicanze (rotture o contratture capsulari) che motivano una loro sostituzione.

SOSTITUZIONE PROTESI

In questi ultimi anni sono aumentate in maniera esponenziale il numero di richieste di sostituzione protesi. Perché ho cominciato a inserire protesi negli anni ’80 e in questi 40 anni ho ricevuto molte richieste di rivalutare lo stato delle protesi e del seno in generale. Le protesi possono risultare ancora integre dopo molti anni ma possono anche essere usurate, rotte, con seria contrattura capsulare e il seno può aver perso la bellezza e la naturalezza iniziale. A parte l’obbligatorietà di rimuovere la protesi deformata, usurata o rotta, spesso si possono apportare in questo intervento ulteriori modifiche: inserire protesi più piccole o più grandi, oppure, come spesso accade, associare un sollevamento. La scelta di quale tecnica applicare matura dopo un approfondito colloquio con la paziente. L’intervento sostitutivo è sempre molto meno doloroso di quello primario, poiché non è necessario allestire la “tasca” in cui inserire la protesi, ma si utilizza lo spazio occupato da quella precedente.

MASTOPESSI

Non capita spesso di eseguire un intervento di mastopessi isolata. Di norma alla caduta del seno si associa un eccesso di volume per cui la mammella viene “alleggerita”, con la rimozione di cute e tessuto ghiandolare. Spesso compare invece la necessità di aggiungere volume, mediante l’uso di una protesi, poiché la mammella è svuotata oltre che caduta. Quando una paziente fa un’autovalutazione del seno, deve valutare il posizionamento del complesso areola-capezzolo. Se il complesso è in sede corretta, il seno è solo svuotato e va riempito, se invece è più basso, significa che è “caduto”, quindi sollevato e riempito. La mastopessi prevede alcuni segni cicatriziali, dall’areola al solco mammario e lungo di esso, motivo per cui le pazienti pur di evitarle chiedono di correggere la caduta con protesi molto voluminose. Tuttavia il chirurgo deve informare che per avere un sollevamento del complesso areola-capezzolo è indispensabile eseguire l’intervento di mastopessi.

MASTOPLASTICA RIDUTTIVA

È un intervento eseguibile in qualsiasi fascia di età. Pazienti giovanissime con seni molto voluminosi a componente soprattutto ghiandolare, sia pazienti che hanno subito importanti modifiche dopo la menopausa con una trasformazione e accumulo adiposo. La “gigantomastia” è un intervento che ha finalità non solo estetiche, sia per i disturbi che può causare l’eccessivo peso sulla colonna vertebrale e sulle spalle, sia per un eccessiva sudorazione e un’eventuale formazione di ragadi nel solco mammario, senza contare le sensibili ripercussioni in ambito psicologico. Chiaramente viene associata sempre una mastopessi, perché la “gigantomastia” porta anche a una “caduta” del complesso areola-capezzolo. Quindi il mio compito è duplice: riportare il complesso areola-capezzolo in posizione corretta e rimuovere l’eccesso di cute, grasso e ghiandola che è stato valutato durante dei fondamentali disegni preoperatori. L’obiettivo è sempre il compromesso tra riduzione sufficiente, forma ideale e minimizzazione della cicatrice.